L’avvio dell’attività
Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, Gallarate è uno dei nuclei di sviluppo dell’industria cotoniera italiana. Nel 1869 Giovanni Clerici vi avvia un’attività di tintoria e finissaggio che si sviluppa a supporto delle importanti imprese cotoniere della zona (Crespi, Ottolini, Bassetti).
Può contare sulla presenza di una manodopera locale di formazione artigianale che costruisce con l’impresa un rapporto di eccezionale continuità. Negli ultimi decenni dell’Ottocento, l’impresa conosce avvicendamenti generazionali e proprietari passando sotto la direzione prima dei figli e poi di Giovanni Clerici, nipote dell’omonimo fondatore.
Nel 1908 opera come ditta individuale su un vasto terreno: la mappa di Gallarate del 1911 consente di rilevare lo stabilimento come uno dei più importanti della zona. L’ampia area che circonda l’impianto di tintoria consente di stendere ad asciugare sui prati le stoffe candeggiate, una pratica utilizzata fino agli anni venti.
Dagli anni Venti alla Seconda Guerra Mondiale
Nel 1922 Giovanni Clerici chiude la ditta individuale e costituisce assieme ai figli, Edoardo, Mario e Federico una società in accomandita semplice, registrata in Camera di commercio. Vi lavorano inizialmente 15 dipendenti e il capitale sociale ammonta a 25.000 lire. Nel 1927 Giovanni Clerici dona ai figli la proprietà dello stabilimento e questi provvedono con capitali personali al rinnovo dei macchinari.
Alla morte del padre, nel 1935, i fratelli Clerici trasformano la società in nome collettivo e vi conferiscono la proprietà dello stabilimento. Un indicatore delle accresciute dimensioni dell’impresa è la costruzione del pozzo artesiano per l’approvvigionamento di acqua. Nel 1939 avviene la trasformazione in società anonima con Mario Clerici in veste di amministratore unico.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e la conseguente mancanza di approvvigionamenti genera una situazione di crisi. La società è ceduta in affitto alla Società per azioni cotonificio succ. Alceste Pasta di Gallarate, e ne diventa la sezione tintoria e candeggio, sempre diretta da Mario Clerici.
Dal Secondo dopoguerra agli anni Ottanta

Diploma di benemerenza rilasciato nel maggio del 1960 dalla Camera di Commercio di Varese all’operaio Paolo Giovanni Martegani per 64 anni di lodevole servizio
Nel marzo del 1945 l’impresa riprende la produzione in proprio.
Dal 1949 al 1960 il capitale passa da 5 a 40 milioni di lire, i dipendenti nel 1955 raggiungono il numero di 74 di cui 4 impiegati. In questi anni l’organizzazione del lavoro è fondata sul jigger una macchina per tingere a cui opera un singolo operaio: una batteria di 34 jigger garantisce la lavorazione giornaliera.
Alla morte di Mario Clerici nel 1960 diventano amministratori Giovanni Clerici, figlio di Federico, e Carlo Montonati, genero di Mario Clerici. La gestione dell’impresa rimane sempre di stampo familiare, ma si articola in due rami che si avvicenderanno sino ai nostri giorni. Tra i due rami esiste una certa sfasatura che consente di ridurre la distanza generazionale tra un titolare e l’altro e ha reso meno traumatico il processo di avvicendamento alla guida dell’impresa.

Marchio depositato Sanfor a garanzia della stabilità dimensionale del tessuto lavorato e di cui la Clerici era licenziataria
La fine degli anni sessanta rappresenta un giro di boa decisivo per l’industria tessile dato che in pochi anni il settore conosce il punto di massima espansione e l’avvio del declino. In primo luogo, la necessità di standardizzare la lavorazione di quantitativi sempre maggiori di tessuto spinge l’impresa a sostituire gli impianti con macchine per la lavorazione in continuo d’abbigliamento d’interni (fodere, interno cravatte).
Parallelamente, l’afflusso di tessuti provenienti dai paesi dell’Est europeo e dall’Asia innesca la crisi dell’industria cotoniera italiana e, di conseguenza, delle imprese collegate alla filiera tessile. Inizialmente la concorrenza dei paesi in via di sviluppo si limita ai tessuti di qualità scadente, ma progressivamente si estende a tutte le fasce di mercato.
In questa fase che abbraccia gli anni settanta e gli anni ottanta, l’impresa reagisce orientandosi verso una produzione di tessuti per l’esterno più remunerativi ed effettua investimenti sul processo – ad esempio, introduce il candeggio in continuo – che permettono di tener dietro ad ordinativi che permangono elevati.
Si introducono miglioramenti che riguardano il risparmio energetico (crisi petrolifera del 1973), la salvaguardia dell’ambiente (legge Merli del 1976), l’introduzione dell’informatica, e l’adozione di nuove metodologie di tintura frutto di un’attività di ricerca in laboratorio.
Dagli anni Novanta a oggi
Con gli anni novanta, le dimensioni del declino europeo si fanno più evidenti a causa dell’ingresso di nuovi paesi emergenti che hanno esteso la loro presenza non solo al tessuto ma anche alle lavorazioni successive.
Molti produttori locali optano per la delocalizzazione, in tutto o in parte, dell’attività e ciò ha aggravato la posizione delle imprese che svolgono una funzione intermedia lungo la filiera produttiva (attività di nobilitazione del prodotto).
Al pari delle altre imprese del settore, la Tintoria Industriale Clerici ha registrato a partire dagli anni novanta un forte calo di produzione riuscendo tuttavia a non ridurre il personale che rappresenta un patrimonio d’esperienza. Lo spirito imprenditoriale fortemente radicato nella famiglia è confermato dall’ingresso in azienda della settima generazione con Alberto Montonati, che affianca il padre Mario e il cugino Filippo Clerici, a loro volta subentrati ai rispettivi genitori, Carlo e Gianni.
Tale spirito e l’insostituibile – indispensabile – qualificata opera dell’intero organigramma aziendale, risultano fattori fondamentali, oltre che molla propulsiva per reggere la globalizzazione del mercato. Tutti sono pronti, con sempre rinnovata fermezza e consolidata competenza, a raccogliere nuove sfide e ad affiancare partner storici e nuovi che vorranno condividere le future evoluzioni dell’impresa.